Mondi digitali e social network: pro e contro e il loro impatto sulla società

Pubblicato il

6 settembre 2024

Lo scrolling è un gesto ormai entrato nelle abitudini di chiunque: è parte integrante di qualsiasi esperienza digitale, che sia per svago o per lavoro. Ma, nello specifico sui social, abbiamo mai riflettuto su come questo gesto abbia cambiato la nostra percezione di ciò che “leggiamo”?


Il filosofo Luciano Floridi, in occasione della pubblicazione del libro The Onlife Manifesto: Being Human in a Hyperconnected Era (2014), ha coniato un termine per rappresentare la nuova condizione umana nell’era del digitale, appunto, onlife. La nostra esistenza è diventata ibrida, in cui il confine netto tra online e offline sembra essersi dissolto del tutto. Il digitale sta cambiando in maniera significativa numerosi aspetti della nostra dimensione quotidiana, dal fare shopping al guardare un film, dalla pianificazione delle vacanze fino alla scoperta di luoghi lontanissimi che non visiteremo mai ma che possiamo ammirare direttamente da uno schermo.

Ma in che modo il nostro cervello percepisce queste informazioni? Che impatto ha sul nostro cervello l’interazione labile e rapida con le infinite informazioni che ci scorrono davanti agli occhi, sugli schermi, giorno per giorno?Scopriamo insieme i pro e i contro dell’uso dei social network e come hanno cambiato il nostro modo di comprendere ciò che leggiamo e in quali termini ha alterato i parametri di attenzione e concentrazione, rendendo sempre più presente e attuale i fenomeni di analfabetismo funzionale e misinformazione.


Leggere sui social: il cervello bi-alfabetizzato nell’era digitale

Negli ultimi decenni, l’attività di lettura ha subito una trasformazione profonda con il passaggio dalla carta al digitale, cambiando non solo il modo in cui accediamo ai contenuti, ma anche il modo in cui li elaboriamo e li comprendiamo. Il significato della radice leg- del termine leggere, che deriva dal greco logos, rimanda a un atto dinamico, in cui entrano in funzione precisi meccanismi cognitivi: la percezione visiva, la codifica, la comprensioni linguistica, l’attivazione dell’attenzione. Se con la carta, la lettura aveva una dimensione spaziale e fisica, con il digitale questa dimensione viene meno: gli schermi creano un filtro percettivo che allo stesso tempo allontana e avvicina il lettore al contenuto. E i feed ricchi di informazioni, testi e immagini, sicuramente non aiutano a focalizzare l’attenzione su uno di questi in particolare.

Sui social siamo quindi vittime del cosiddetto fenomeno dello skimming, termine che indica una lettura superficiale, causata dall’ormai automatico gesto del dito con cui navighiamo tra le innumerevoli informazioni, decidendo su quale concentrarci, ponendo attenzione solo a un titolo scritto in grassetto e avventurandoci raramente nella lettura della descrizione particolareggiata e più specifica. È ciò che viene definito come analfabetismo funzionale, cioè la difficoltà di molte persone di comprendere e utilizzare in modo critico le informazioni che circolano sulle piattaforme sociali. La lettura digitale porta quindi alla dispersione, allontanando sempre di più gli utenti da una lettura profonda e meditata.

È necessario quindi maturare un cervello bi-alfabetizzato, concetto introdotto da Maryanne Wolf, famosa neuroscienziata cognitivista americana, che sta a indicare la capacità cerebrale di concentrarsi nei processi di lettura profonda quanto di muoversi rapidamente da un contenuto interessante all’altro. In altri termini, un cervello capace di lavorare sia in digitale sia in analogico.

Sviluppare questa abilità quindi permette di approcciare in maniera diversa alla grande mole di contenuti che ci vengono proposti e di esercitare il pensiero critico e le competenze di media literacy, che permettano agli utenti di navigare consapevolmente nel vasto panorama dell'informazione online.


Social network: pro e contro di una rivoluzione digitale

L’avvento dei social network continua costantemente a trasformare le nostre abitudini. La rapidità con cui le notizie e le informazioni circolano attraverso i click e le condivisioni comporta una diffusione capillare di qualsiasi tipologia di contenuto, a prescindere che sia reale oppure no. Questo è, quindi, uno dei grandi dilemmi legati al mondo dei social: quanto c’è di vero e credibile tra tutto ciò che vediamo nei nostri feed?

Il fenomeno della misinformazione è uno dei risvolti problematici della cosiddetta democratizzazione dei social network, poiché la proliferazione di notizie false e non attestate contribuisce ad alimentare un clima che non rispecchia le reali condizioni della società. C’è da distinguere, però, la misinformazione dalla disinformazione: la prima può avvenire sia intenzionalmente che accidentalmente e può essere diffusa anche in buona fede, la seconda invece implica una volontà deliberata di ingannare.

Le cause di questi fenomeni sono da ricercare sia in alcune caratteristiche formali del meccanismo dei social network, come la velocità e la superficialità di comunicazione o gli algoritmi che “spingono” contenuti con un maggior numero di interazioni, sia in alcune caratteristiche cognitive del cervello umano, primo fra tutti il bias di conferma, cioè la tendenza degli individui a cercare e condividere informazioni che confermano le loro credenze preesistenti, anche se queste informazioni non sono accurate.

Attraverso l’allenamento di uno spirito critico e la ricerca di notizie vere, accreditate da fonti ufficiali, è possibile aggirare questi due fenomeni che sempre più prendono piede all’interno del nostro tessuto sociale.

L’uso dei social network quindi ha i suoi pro e i suoi contro: l'importante è saper riconoscere il loro potenziale ma anche i loro limiti e i rischi che si corrono facendone un utilizzo improprio e non consapevole.

Nel nuovo corso L’ho letto su TikTok: come funziona il cervello bi-alfabetizzato nel digitale, tenuto da Beatrice Cristalli, linguista e consulente editoriale, potrai comprendere in che modo il digitale ha cambiato radicalmente le nostre abitudini relative alla lettura e all’informazione e quali sono le buone pratiche da seguire per allenare il pensiero critico e l’attenzione, per non dimenticare in un batter d’occhio tutto ciò che si legge scrollando le home di Instagram, Facebook o TikTok. Se invece vuoi approfondire gli strumenti più efficaci per contrastare le fake news e conoscere i metodi più utili per il fact-checking, ti consigliamo sia il corso di Paolo Attivissimo, Come riconoscere e contrastare le fake news, sia il corso di Ottavio Mancuso, Misteri e fake news, guida pratica al giornalismo d’inchiesta.

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